
”Sollevando il coperchio del contenitore accanto alla porta della bottega, se ne percepisce subito l’odore, anche se ci vuole un attimo prima che il cervello ne registri l’aroma sottile, lievemente amaro come quello della nostra pelle, e quasi altrettanto familiare. Accarezzatene la superficie con la mano, e la serica polvere gialla vi infarinerà il palmo e i polpastrelli. Polvere d’ala di farfalla. Avvicinate la mano al volto. Strofinatevi le gote, la fronte, il mento. Non abbiate timore. Per millenni prima dell’inizio della storia, le spose e le fanciulle che aspiravano a maritarsi hanno fatto lo stesso. Imperfezioni e rughe scompariranno, grasso e segni del tempo saranno spazzati via. Per giorni, in seguito, la pelle brillerà di un pallido bagliore dorato”. […]Sì, sussurro, sei la curcuma, scudo ai dolori del cuore, unguento per la morte, speranza di rinascita” La maga delle spezie Chitra Banerjee Divakaruni
La curcuma è una pianta della famiglia delle Zingiberacee (la stessa dello Zenzero) che cresce in Asia Sud-Orientale e che vanta più di 80 specie diverse. Il nome deriva dalla parola persiana-indiana Kour Koum, che significa Zafferano: infatti proprio a causa del suo colore giallo-arancio viene anche chiamata Zafferano delle Indie.
Già ai tempi degli Antichi Romani era conosciuta per il suo utilizzo come colorante dei tessuti, inoltre Marco Polo la cita nel suo libro “Il Milione” come pianta simile allo zafferano: “Vi nasce un’erba, che produce un frutto, che fa l’effetto ed opera come se fosse vero zafferano, così nell’odore, come nel colore, e nondimeno non è zafferano, ed è molto stimata ed adoperata da tutti gli abitanti ne’ loro cibi, e per questo è molto cara”.
Nel XVI secolo in Occidente divenne celebre in seguito alla dottrina della signatura, secondo cui si riteneva che la pianta, proprio per il suo colore giallo-arancio,che ricorda il colore della bile del fegato, avesse delle proprietà per le patologie del fegato.
In India le spose indiane la usano come portafortuna e ne indossano al collo un piccolo pezzo nel giorno delle nozze.
La specie Curcuma Longa è quella più usata negli integratori ma soprattutto nella cucina indiana, thailandese e in altre aree. La spezia si ottiene per polverizzazione delle rizoma della pianta: questa è la parte sotterranea della pianta che viene bollita, essiccata al sole o al forno, per poi essere ridotta a polvere giallo-arancio, come la conosciamo tutti.
Il principio attivo è la curcumina, che ha proprietà importanti come anti-infiammatorio a carico delle articolazioni ed antiossidante, soprattutto per l’azione verso i radicali liberi, molecole altamente reattive nel nostro corpo che causano delle alterazioni alle cellule, con conseguenti patologie dovute alla degenerazione cellulare e all’invecchiamento.
Viene usata in medicina per i problemi digestivi, con azione colagoga e coleretica, con un aumento di produzione di bile favorendo così la digestione dei pasti ricchi di grasso. Inoltre è utile nel trattamento del diabete, in quanto riesce a migliorare il controllo del glucosio. Molte ricerche hanno dimostrato che, l’uso della curcuma come alimento può ridurre i livelli di colesterolo.
Inoltre supporta il sistema immunitario, in quanto contiene un lipopolisaccaride capace di stimolare il sistema immunitario. Questo lo si deve anche alle proprietà antibatteriche, virali e micotiche della spezia; infatti era già conosciuta dalle popolazioni indù che la usavano nei tagli e nelle ferite come potente antisettico e cicatrizzante.
Per le donne viene usato in cosmesi per le sue proprietà anti-age e anti-ossidanti, come protettivo e nutriente per la pelle: infatti le donne indiane spalmano il viso con la polvere, ritenuta anti-macchia e antirughe. L’olio essenziale viene usato come tonico/seboregolatore per rivitalizzare i capelli grassi e contrasta i problemi di forfora.
In cucina è usata sia per colorare il cibo, sia per le sue proprietà digestive; inoltre fa parte della miscela di spezie del curry, usata molto per piatti indiani e asiatici.
Per facilitare il suo assorbimento si associa al pepe nero: studi recenti evidenziano come questa combinazione aumenta le proprietà curative e aumenta l’assorbimento del principio attivo.
In grandi quantità può dare effetti collaterali a livello gastro-intestinale (nausea, diarrea) e si sconsiglia l’utilizzo a persone affette da calcoli renali.
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